
La mostra pop-up del MASI dedicata al progetto fotografico Divided We Stand, realizzato dalla coppia di fotografi svizzeri Mathias Braschler e Monika Fischer nel 2019 per documentare la profonda disgregazione della società americana, e le contestuali elezioni presidenziali negli Stati Uniti ci offrono l’occasione per riflettere su come le società occidentali siano sempre più divaricate, divise in schieramenti ideologici impermeabili tra loro, complice la nuova struttura informativa dei social media, basata su algoritmi che danno priorità alle nostre preferenze piuttosto che alla rilevanza di una notizia. Verità e post-verità si mescolano a formare le nostre opinioni politiche, economiche, e condizionano le nostre scelte. Con questa bibliografia vogliamo invogliarvi ad approfondire il tema attraverso il punto di vista di filosofi, scrittori, semiologi, giornalisti e anche attraverso l’interpretazione di quegli artisti che attraverso la loro opera vogliono raccontarci questo delicato momento storico.
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And Now the Good News. Catalogo della mostra
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I muri che dividono il mondo
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La leggenda della verità. Scienza, filosofia, arte di fronte alla verità
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La verità degli altri. La scoperta del pluralismo in dieci storie
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Mathias Braschler / Monika Fischer, Divided We Stand
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Postverità e altri enigmi
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Simone Kappeler. America 1981
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Su verità e menzogna in senso extramorale
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The President of the United States on Screen. 164 Presidents, 1877 Illustrations, 240 Categories
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Viviamo in una società che è incentrata sulla comunicazione – come scriveva Montaigne, “siamo uomini, e legati gli uni agli altri solo per mezzo della parola” – e comprendere i meccanismi della società significa comprenderne i processi comunicativi e saper riconoscere quando sono fallaci o, peggio, mendaci.
Due dei regimi più mostruosi della storia umana sono giunti al potere nel XX secolo, ed entrambi si basavano sulla violazione e la distruzione della verità, sulla consapevolezza che cinismo, stanchezza e paura possono rendere le persone permeabili alle menzogne e alle false promesse di leader che aspirano a un potere assoluto. Come ha scritto Hannah Arendt nel suo libro Le origini del totalitarismo (1951): «Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l’individuo per il quale la distinzione fra realtà e finzione (cioè la realtà dell’esperienza), fra vero e falso (cioè i criteri di pensiero) non esiste più».
Michiko Kakutani – La morte della verità