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Che cos’è la libertà? Indubbiamente si tratta di uno dei principi fondanti della nostra società, ma sappiamo darne una definizione precisa? O meglio: sapreste riassumerne il significato in una frase così semplice che possa capirla anche un bambino?

Nel corso della storia filosofi, giuristi, polititologi hanno proposto una o più definizioni, una interpretazione del suo significato, che è anche mutato nel tempo. La libertà intesa come la concepiamo oggi è molto diversa da quella degli antichi, come già sottolineava Benjamin Constant duecento anni fa, distinguendo tra libertà privata e libertà pubblica. E se oggi davvero riteniamo, nella nostra follia collettiva, che la libertà sia qualcosa che possiamo esportare e imporre attraverso le armi, nel corso del Novecento abbiamo visto venire alla luce delle splendide analisi del concetto di libertà ad opera di filosofi del diritto come Max Pohlenz, Norberto Bobbio e Isaiah Berlin. Quest’ultimo in particolare, in una celebre lezione tenuta all’università di Oxford, formulò la famosa distinzione concettuale tra libertà positiva (libertà di) e libertà negativa (libertà da), distinzione che abbiamo ritrovato – identica – nelle parole di David Foster Wallace in Infinite Jest.

Perché è proprio ai narratori che noi librai abbiamo chiesto, attraverso la lettura dei loro romanzi, una definizione di questo concetto: esattamente come avevamo fatto l’anno scorso sul tema della felicità, oggi il LAC shop vi propone un’esplorazione letteraria del tema della libertà.

Così abbiamo scoperto che se per Pessoa “libertà è possibilità di isolamento”, per il Chuck Palahniuk di Fight Club “perdere ogni speranza era la libertà.”

“La libertà è cosa per intellettuali soltanto” fa dire ad un agitatore Israel Singer nel suo capolavoro I fratelli Ashkenazi, mentre per il Boccadoro di Hermann Hesse, la libertà era “ciò ch’egli conosceva di più alto e di più indispensabile accanto alla voluttà dell’amore”.

Molto amara, ma attualissima, la considerazione che troviamo ne Gli anni di Annie Ernaux, per la quale “Per tutti, compresi gli immigrati clandestini stipati su un barcone in direzione della costa spagnola, la libertà aveva le fattezze di un centro commerciale, di ipermercati pronti a implodere sotto il peso dell‘abbondanza.”

Con pragmatico cinismo Murakami fa dire ad uno dei suoi personaggi di 1Q84 che “Il tempo e la libertà sono le cose più preziose che un uomo possa acquistare con il denaro”, attribuendo così implicitamente un prezzo a ciò che, per antonomasia, non dovrebbe averne. Ma è l’apparente tautologia di Malraux ne La condizione umana che ce ne sottolinea la fondante, irrinunciabile dimensione sociale: “La libertà che mi riconosci è la tua. La libertà di fare quel che ti piace. La libertà non è uno scambio, è la libertà.”

Volete leggere tutte le diverse visioni di libertà che abbiamo trovato? Venite in libreria!