Sentimento e osservazione. Arte in Ticino 1850-1950

Le collezioni del MASI (2021-2024)

Sede LAC e Sede Palazzo Reali

Le collezioni del MASI rispecchiano l’evoluzione della recente storia dell’arte ticinese. Dal XIX secolo, questa non è solamente definita dalla comunità artistica regionale, bensì anche dagli artisti, collezionisti, commercianti e studiosi che hanno scelto il Ticino come patria d’adozione. In particolare emerge la caratteristica ambivalenza del Cantone Ticino, con la sua identità culturale italiana da un lato e l’appartenenza politica allo Stato federale svizzero dall’altro.
La presentazione delle collezioni del MASI, arricchita da prestiti autorevoli, intende offrire una visione di come l’arte in Ticino – a partire dalla fondazione dello Stato federale svizzero nel 1848 fino alla fine della Seconda Guerra mondiale – si sia dinamicamente evoluta nel suo contesto culturale specifico, e quali siano state le influenze provenienti da sud e da nord che si sono affermate nella regione. Il percorso espositivo ne segue alcune tappe fondamentali: dal Realismo, all’Impressionismo fino al Post-Impressionismo; attraversando il Simbolismo, l’Espressionismo, la Nuova Oggettività e il Realismo Magico si giunge alle prime fioriture del Surrealismo.

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Le mostre del 2023

Thomas Huber. Lago Maggiore (08.10.2023 – 28.01.2024)

Sede LAC

La nuova serie di opere di Thomas Huber presentata nella mostra “Lago Maggiore” nasce dall’esigenza di un Heimkehr, un ritorno a casa, ai paesaggi della Svizzera.

Da qualche anno l’artista, che vive a Berlino, trascorre lunghi periodi dell’anno in un piccolo villaggio sul confine italo svizzero. Come in un diario visivo, ogni giorno Huber dipinge e disegna al mattino, a mezzogiorno o alla sera, ciò che vede dalle finestre del suo studio. L’impagabile vista sul lago ha ispirato le diverse vedute in mostra, variazioni potenzialmente infinite di uno stesso paesaggio in cui monti, acqua, cielo e luce sono attraversati dal ritmo naturale delle stagioni e del trascorrere del giorno.

Pur mantenendo i colori vivaci e le forme ben definite tipiche della sua opera, i grandi oli su tela non hanno più confini; rompono con il mondo pittorico precedente dell’artista – composto da architetture quasi irreali e ricche di mise en abyme – per sconfinare oltre la tela, regalando al pubblico una mostra immersiva. In questo senso, le opere sono un omaggio alla bellezza e alla semplicità del paesaggio, un invito all’osservazione, alla meditazione e all’elevazione dello spirito.
Il percorso espositivo, elaborato in stretta collaborazione con l’artista, è arricchito da un corpus di acquerelli con rappresentazioni prospettiche di spazi e luoghi e misteriosi giochi di luce e ombre. A questa serie di lavori è dedicata una “stanza nella stanza”, uno spazio più intimo all’interno della grande sala che ospita l’esposizione.
La mostra al MASI si propone come un nuovo punto di riflessione sull’opera di Thomas Huber, andando ad inserirsi senza strappi, e anzi, aggiungendo un interessante tassello alla sua complessa e consolidata ricerca.

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Balla ’12 Dorazio ’60. Dove la luce (24.09.2023 – 14.01.2024)

Collezione Giancarlo e Danna Olgiati

La mostra “Dove la luce” è la storia di una straordinaria affinità elettiva, quella che unì due grandi maestri dell’arte italiana del Novecento: Giacomo Balla (1871-1958) e Piero Dorazio (1927-2005). Come suggerito dal titolo, tratto dall’omonima raccolta di poesie di Giuseppe Ungaretti, il tema del confronto è la luce, quintessenza della vita, ma anche sfida perenne degli artisti, che con essa da sempre hanno dovuto misurare le proprie capacità espressive. È un racconto visivo, nato da un’idea di Danna Battaglia Olgiati e affidato a 47 capolavori creati attorno a due date: il 1912, anno in cui nascono le Compenetrazioni iridescenti di Balla ed il 1960 per le ben note Trame di Dorazio.”Quasi cinquant’anni passano tra le une e le altre, eppure ciò che seduce e ancora ci interroga di quel fenomeno luminoso, di cui queste opere sono interpreti e tributi, è il mistero che al di là di ogni verità scientifica sentiamo in tralice calamitare il nostro sguardo dentro le superfici” spiega Gabriella Belli, curatrice della mostra. In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo ampiamente illustrato, edito da Mousse-Milano, con testi di Gabriella Belli, Francesco Tedeschi, autore del Catalogo Ragionato di Piero Dorazio, e Riccardo Passoni, direttore della GAM di Torino, dove sono conservati i fogli più importanti di Giacomo Balla. Completano il volume ricchissimi apparati critici a cura di Giulia Arganini (per Giacomo Balla) e Valentina Sonzogni (per Piero Dorazio). Un’ intervista a Mario Botta espliciterà i criteri espositivi della mostra.

Il catalogo:

Da Albrecht Dürer a Andy Warhol. Capolavori dalla Graphische Sammlung ETH Zürich (10.09.2023 – 07.01.2024)

Sede LAC

Per la mostra al MASI la Direttrice della collezione Linda Schädler ha concepito un progetto espositivo che permetterà al pubblico di ammirare, per la prima volta insieme, i nuclei più importanti della collezione fra i quali spiccano capolavori di artiste e artisti come Albrecht Dürer, Lucas van Leyden, Elisabetta Sirani, Hendrik Goltzius, Rembrandt van Rijn, Maria Sibylla Merian, Francisco de Goya, Giovanni Battista Piranesi, Käthe Kollwitz, Louise Bourgeois, Pablo Picasso, Edvard Munch, Miriam Cahn e molti altri ancora.

Oltre a tracciare un affascinante percorso nella storia dell’arte degli ultimi sei secoli, la mostra permetterà al pubblico di avere una panoramica approfondita delle varie tecniche di incisione e disegno utilizzate e perfezionate dagli artisti nel corso dei secoli.

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Alexej von Jawlensky ad Ascona (23.04.2023 – 01.08.2023)

Sede LAC

L’esposizione ripercorre gli anni trascorsi dall’artista russo Alexej von Jawlensky (1864-1941) in Ticino. Tra i fondatori della Neue Künstlervereinigung München e membro del Blaue Reiter, allo scoppio della prima Guerra Mondiale nel 1914 Jawlensky lascia precipitosamente la Germania. Giunge ad Ascona dopo essersi stabilito prima a Saint-Prex, in cui ritrova artisti come Ferdinand Hodler e Cuno Amiet e poi a Zurigo, dove frequenta gli esponenti del movimento Dada. Ma il periodo trascorso nella cittadina ticinese tra il 1918 e il 1921 rimarrà fondamentale nel percorso artistico di Jawlensky. Immerso nel paesaggio e nella luce a tratti già mediterranei, l’artista realizza qui gli ultimi paesaggi prima di volgere quasi esclusivamente la sua attenzione alla raffigurazione, in chiave fortemente mistica, del volto umano e di quello di Cristo. Sulle rive del Verbano si consolida quindi il suo linguaggio pittorico personale, in cui le accese cromie e le linee marcate dell’espressionismo si coniugano con le forme semplificate e le trasparenze cromatiche dell’astrazione.

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Hedi Mertens. La logica dell’intuizione (02.04.2023 – 15.10.2023)

Sede Palazzo Reali

La mostra restituisce al pubblico l’opera e la singolare storia di un’artista che, partendo da una profonda conoscenza teorica, ha trovato in Ticino le condizioni favorevoli per sviluppare la propria ricerca artistica. Hedi Mertens (Gossau, 1893 – Carona, 1982) non segue un percorso lineare, nonostante una formazione pittorica classica, inizia la sua carriera soltanto a sessant’anni, ma sviluppa in poco più di vent’anni una ricerca personale degna di attenzione nell’ambito dell’arte concreta svizzera.

L’esposizione al MASI Lugano ripercorre le fasi della ricerca di quest’artista poco nota al grande pubblico mettendo in luce le analisi compositive e l’elaborazione delle teorie assimilate grazie all’intenso scambio di idee con artisti e intellettuali svizzeri e internazionali, che la portano ad avvicinarsi all’arte concreta. Un legame rievocato in mostra con alcune opere puntuali dei quattro rappresentati principali dell’arte concreta zurighese: Max Bill, Camille Graeser, Verena Loewensberg e Richard Paul Lohse In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo bilingue italiano/tedesco.

La mostra è realizzata in collaborazione con il Museum Haus Konstruktiv di Zurigo.

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Rita Ackermann. Hidden (12.03.2023 – 13.08.2023)

Sede LAC

“Rita Ackermann. Hidden” si concentra su una selezione di dipinti recenti legati all’opera giovanile dell’artista a partire dagli anni ’90 e presenta una cinquantina fra dipinti e disegni realizzati da Ackermann negli ultimi 30 anni a New York.

Nata a Budapest nel 1968, Rita Ackermann vive e lavora a New York. Fra il 1989 e il 1992, studia all’Università ungherese di Belle Arti di Budapest e al New York Studio School of Drawing, Painting and Sculpture.

Ackermann inventa immagini che si traducono in sensazioni istantanee, le sue ragazzine conturbanti oggi appartengono a un universo visivo globale. I disegni e i dipinti realizzati fra il 1993 e il 1995 (e presenti in mostra) sviluppano composizioni di figure femminili adolescenti moltiplicate come cloni e intente a diverse attività autodistruttive e rischiose. Con la loro presenza ambigua, le sue prime opere fungono da ponte fra cultura alta e cultura bassa, proprio come i miti e le leggende popolari che spesso le valorizzano.

Vent’anni dopo Ackermann abbandonerà la figura, rimuovendo così il vero fulcro del proprio lavoro. Nella serie “Mama” linee e gesti, figure e motivi affiorano in superficie solo per dissolversi e riapparire di nuovo, ma altrove. Una stratificazione complessa del linguaggio visivo, che oscilla fra astrazione e figurazione in un dispiegarsi inconscio della forma – nascosta in profondità nell’astrazione dell’onnipresenza. Nei primi mesi del 2022, Ackermann avvia le sue serie di dipinti più recenti, intitolate “War Drawings”. Olio, matita grassa e acrilico sono densamente lavorati dentro la superficie di tela grezza. Le figure si perdono e le linee sono raschiate e abrase per dar luogo a composizioni frammentate. Ogni dipinto si piega al disastro come elemento purificatore verso un’inevitabile armonia.

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Werner Bischof. Unseen Colour (12.02.2023 – 16.07.2023)

Sede LAC

La stagione espositiva 2023 si apre con una mostra di opere inedite di Werner Bischof (Zurigo, 1916 – Trujillo, Perù, 1954).

Attraverso circa 100 stampe digitali a colori dal 1939 agli anni ’50 vengono esplorate per la prima volta in modo completo le opere a colori del fotografo svizzero, considerato uno dei grandi maestri del reportage e della fotografia del Novecento.

L’esposizione si propone come un libero viaggio attraverso i mondi visitati e vissuti da Bischof e copre tutto l’arco della sua carriera. Il percorso presenta un’alternanza di immagini a colori ottenute dall’utilizzo di una macchina fotografica Rolleiflex, dai particolari negativi quadrati, e di una Leica, dai classici rullini da 35 mm. L’esplosione del colore si apprezza soprattutto in un gruppo di opere scattate con la Devin Tri-Color Camera, che garantiva una resa cromatica di altissima qualità e definizione. Le immagini scattate da Bischof con questa macchina sono presentate al pubblico per la prima volta. I soggetti in mostra sono quelli noti dell’artista, che, in scatti fotografici realizzati dai quattro angoli del mondo, riesce sempre a combinare come pochi altri estetica ed emozione in composizioni perfette.

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Le mostre precedenti (2019-2022)

Lucas Herzig. e spesso intendo sempre (23.10.2022 – 19.02.2023)

Sede Palazzo Reali

L’artista Lucas Herzig (Zurigo, 1988) è stato il vincitore dell’edizione ticinese del Premio Culturale Manor Ticino 2022.

Per la sua personale al MASI Lugano, Herzig ha presentato una selezione di nuovi lavori tra installazioni, composizioni di oggetti trovati, video, disegni, sculture e bassorilievi – tutti realizzati per l’occasione.
Ogni sala espositiva era caratterizzata da un’ambientazione particolare, curata nel dettaglio dall’artista. Giocando con la percezione del pubblico, i lavori di Herzig spingono a riflettere sulla differenza tra apparenza e realtà e quindi sull’inevitabile soggettività dell’interpretazione.
Lucas Herzig è cresciuto in Ticino e vive e lavora a Zurigo. Ha ottenuto il Bachelor in Arti visive presso l’Haute école d’art et de design (HEAD) di Ginevra e il Master in Contemporary Arts Practice alla Hochschule der Künste (HKB) di Berna. Le sue opere sono state esposte in numerose mostre collettive e personali in Svizzera e all’estero.
Il Premio Culturale Manor, che ha celebrato il suo 40° anniversario nel 2022, è uno dei principali premi per la promozione dell’arte contemporanea in Svizzera. È stato assegnato per la prima volta nel 1982 da Philippe Nordmann con l’obiettivo di fornire una piattaforma ai giovani artisti svizzeri. Viene attribuito ogni anno da una giuria di esperti ed esperte in città che si alternano: Aarau, Basilea, Biel/Bienne, Coira, Ginevra, Losanna, Lucerna (per la Svizzera centrale), Lugano, Sciaffusa, Sion, San Gallo e Winterthur. Uno sguardo alla lista dei premiati mostra che il Premio Culturale Manor ha spianato la strada alla scena internazionale a una vasta schiera di artisti e artiste.

Il catalogo:

Pietro Roccasalva. Chi è che ride (19.09.2022 – 18.12.2022)

Collezione Giancarlo e Danna Olgiati

La mostra, la prima dedicata all’artista italiano Pietro Roccasalva (1970, vive e lavora a Milano) da un’istituzione svizzera, è nata con l’idea di presentare e ricostruire alcuni nuclei fondamentali della sua produzione. Il progetto espositivo ha raggruppato circa 50 opere, dalla fine degli anni Novanta al presente, tra nuove produzioni, lavori inediti provenienti dallo studio dell’artista e altri da prestigiose collezioni pubbliche e private. Il lavoro di Pietro Roccasalva ha a che fare con la pittura come campo di azione specifico, anche quando contempla l’utilizzo di altri media che sono sempre parte integrante del processo che precede e segue la realizzazione di un’immagine pittorica. La ricerca formale e concettuale che l’artista ha portato avanti negli ultimi vent’anni si muove infatti all’interno di un campo d’indagine ampio, in cui la pratica pittorica incrocia altri mezzi espressivi come scultura, fotografia, video e performance, all’insegna di una contaminazione linguistica che ha però sempre il suo punto di partenza e di arrivo nella pittura. Attraverso una pluralità di riferimenti che spaziano dal quotidiano alla storia dell’arte, dal cinema, la letteratura e la filosofia alla cultura digitale e mediatica, Roccasalva ha elaborato un vasto repertorio iconografico fatto di personaggi, oggetti, architetture e un vocabolario molto personale in cui le tecniche e i generi pittorici più tradizionali incontrano le più recenti pratiche digitali.

Il catalogo:

Paul Klee. La collezione Sylvie e Jorge Helft (04.09.2022 – 08.01.2023)

Sede LAC

Il MASI Lugano ha presentato una straordinaria raccolta di disegni e incisioni di Paul Klee (Münchenbuchsee, 1879 – Muralto, 1940) dalla collezione Sylvie e Jorge Helft. Esposta per la prima volta nel suo insieme in un contesto museale, la raccolta comprende una settantina di opere tra disegni a matita, penna e pastello, acquerelli, acqueforti e litografie, che coprono un ampio arco temporale della produzione dell’artista, dal 1914 fino alla sua morte. Pazientemente assemblato nel tempo a partire dagli anni settanta del Novecento, questo coerente nucleo di lavori ha messo in luce, con purezza cristallina, la forza e l’importanza del disegno, e in particolare della linea, nell’opera di Klee. Quasi la metà della vasta produzione dell’artista – che comprende circa 9’000 opere – è costituita da disegni. Abile e versatile disegnatore fin dai suoi esordi, Klee trova nella linea uno strumento che gli permette di raggiungere quella spontaneità, autenticità e riduzione delle forme che tanto apprezzava nelle opere d’arte preistorica e nei disegni infantili. Nelle sue opere egli impiega la linea in tutte le forme possibili: come riga dritta, a zig-zag, verticale, orizzontale, per disegnare circonferenze, frecce, numeri, lettere, segni e simboli, creando opere grafiche dalla connotazione spesso ironica e umoristica, che a tratti sfiora il sarcasmo, ma che a volte si colora di una sfumatura profondamente tragica e drammatica. Stati d’animo, atmosfere e situazioni, personaggi reali e immaginari; il mondo del circo, piante e animali, il teatro e naturalmente la musica, fino alle premonizioni di morte e malattia: nelle opere in mostra la linea, mezzo essenziale e prolifico, ha toccato tutto il regno mistico e fiabesco dell’invenzione di Klee.

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Una raccolta d’arte moderna italiana. Carrà, Campigli, Manzù, Rosai, Scipione, Sironi (22.05.2022 – 29.01.2023)

Sede Palazzo Reali

Grazie a una collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia, il MASI Lugano ha presentato una selezione di trenta capolavori dell’arte italiana realizzati tra le due guerre da alcuni tra i più importanti artisti dell’epoca: Carlo Carrà, Massimo Campigli, Giacomo Manzù, Ottone Rosai, Scipione e Mario Sironi.
Questo eccezionale nucleo di opere proviene da storiche collezioni d’arte italiane ed è entrato da poco come deposito a lungo termine presso Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna- Fondazione Musei Civici di Venezia. Ad eccezione di Scipione e Manzù, che hanno seguito traiettorie più indipendenti, gli artisti in mostra sono legati da un percorso comune: dopo l’esperienza delle avanguardie e, per alcuni, della guerra, essi aderiscono a quei principi di “Ritorno all’ordine” del gruppo del Novecento italiano, di cui Margherita Sarfatti fu promotrice e teorica all’inizio degli anni Venti. Per gli esponenti del gruppo il superamento delle avanguardie – in particolare quella futurista, ampiamente condivisa dagli artisti in mostra – si esprimeva nel recupero delle forme classiche e della semplificazione compositiva e formale propri della tradizione primitiva e rinascimentale italiana. In questo senso, i dipinti esposti sono accomunati, sul piano stilistico, dalla ricerca di sintesi, dall’armonia e dall’essenzialità formale – aspetti che caratterizzano l’arte non solo italiana, ma anche quella europea nei decenni 1920-1950.

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Marcel Broodthaers – Poesie industriali (01.05.2022 – 13.11.2022)

Sede LAC

Marcel Broodthaers (Saint Gilles, 1924 – Colonia, 1976) è una delle personalità artistiche più complesse e poliedriche del Novecento. Considerato tra i massimi rappresentanti dell’arte concettuale, Broodthaers ha esplorato criticamente non solo il rapporto tra arte, linguaggio e comunicazione, ma anche i meccanismi, compresi quelli economici, che ruotano intorno ai musei e al sistema dell’arte.
In una mostra senza precedenti sono stati presentati i principali motivi delle celebri serie di placche create dall’artista tra il 1968 e il 1972. Ispirandosi ai materiali, all’estetica e ai metodi di produzione dei cartelli stradali, Broodthaers realizzò infatti una serie di insegne in plastica con enigmatiche combinazioni di parole, lettere, segni e forme, chiamate Poesie industriali. Nonostante l’apparente somiglianza con i cartelli stradali, le placche non comunicano un messaggio chiaro, ma giocano a disorientare chi le osserva. Con la produzione delle Poesie industriali e il modo in cui sono concepite e presentate, Broodthaers riesce inoltre a sottolineare l’ambivalenza tra oggetto industriale riproducibile e opera d’arte originale e unica.
L’esposizione ha incluso 72 placche, con diverse versioni e variazioni meno conosciute. La mostra ha presentato anche prototipi unici, oltre a un nutrito gruppo di disegni o schizzi preparatori per le placche, tre film, un’opera audio Intervista al gatto, il tutto in relazione a una selezione di “Lettere aperte” dell’artista.
La mostra è stata organizzata in collaborazione con WIELS, Bruxelles.

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Dal vero. Fotografia svizzera del XIX secolo (03.04.2022 – 03.07.2022)

Sede LAC

Il MASI Lugano ha inaugurato la prima panoramica esaustiva sui primi cinquant’anni di diffusione del medium fotografico in Svizzera. In un percorso approfondito e piacevole al contempo sono stati esplorati diversi focus tematici, dalla sensazione data dalla nuova esperienza visiva allo scambio tra arte e fotografia, dal suo ruolo nello sviluppo del turismo all’impiego in ambito industriale e scientifico, e molto ancora.
Tra le oltre 400 opere fotografiche in mostra c’erano diverse preziose testimonianze storiche mai esposte prima, come ad esempio un dagherrotipo del 1842 che ritrae un giovane sconosciuto ed elegantemente vestito – esempio lucente della borghesia in ascesa – realizzato a Lugano.
Nelle sezioni iniziali, dedicate agli esordi della fotografia e quindi alla dagherrotipia, sono stati presentati, tra gli altri, alcuni maestri svizzeri di quest’arte come il banchiere, diplomatico e dilettante ginevrino Jean-Gabriel Eynard e l’incisore Johann Baptist Isenring, celebre per i ritratti dagherrotipi a “grandezza naturale”.
Dal percorso espositivo è emerso chiaramente come, nei suoi primi passi, anche in Svizzera la fotografia fosse ancora fortemente intrecciata – per la scelta dei soggetti, principi compositivi e utilizzo – con le altre arti, in particolare la pittura, a cui si sostituisce come valida alternativa per ritratti economici. Diverse immagini hanno riportato lo sguardo dei primi viaggiatori, che nell’Ottocento hanno immortalato la grandiosità del paesaggio svizzero e delle sue montagne, come quelle dell’artista inglese John Ruskin, che ha realizzato le prime fotografie del Ticino, quella di una roccia vicino al Castelgrande di Bellinzona (1858) o, nel 1849, la prima immagine mai scattata del Cervino.
La mostra è stata coprodotta con Fotostiftung Schweiz, Winterthur e Photo Elysée, Losanna. A cura di Martin Gasser

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James Barnor: Accra/London– A Retrospective (03.03.2022 – 31.07.2022)

Sede Palazzo Reali

Il MASI Lugano ha avuto il piacere di ospitare la più ampia retrospettiva mai dedicata finora al fotografo James Barnor (Accra, Ghana, 1929, vive e lavora a Londra). In una lunga carriera che abbraccia sei decenni e due continenti, Barnor è stato un testimone visivo straordinario dei cambiamenti sociali e politici del suo tempo – dall’indipendenza del Ghana alla diaspora africana fino alla vita della comunità africana londinese negli anni sessanta. Con sguardo schietto e spontaneo, il fotografo anglo-ghanese ha sempre saputo muoversi con agilità tra luoghi, culture e i generi più diversi – dal fotogiornalismo ai ritratti in studio, dalla fotografia documentaria a quella di moda e lifestyle. Nonostante egli abbia influenzato generazioni di fotografi in Africa e nel mondo, la sua opera è stata riscoperta e valorizzata solo di recente.
“James Barnor, Accra/London – A Retrospective” ha presentato una selezione di oltre 200 lavori dal vasto archivio personale di Barnor, tra cui numerose immagini
inedite. Dalle opere in mostra – dalle foto di famiglia ai ritratti su commissione fino agli incarichi commerciali – è emersa la cifra visiva di Barnor, ovvero la sua capacità di riportare la storia ufficiale e le storie personali su un piano di dialogo intimo, di incontro e relazione umana. Oltre a opere vintage, ristampe e documenti originali, in mostra erano esposte anche copertine di riviste e dischi, con un’attenzione particolare per i decenni 1950-1980. Il percorso espositivo era articolato nelle sale storiche di Palazzo Reali come un racconto cronologico attraverso i momenti chiave nell’opera di Barnor – dagli inizi ad Accra con il suo studio “Ever Young” agli anni londinesi, dalle prime fotografie a colori alla collaborazione con la rivista “Drum”, baluardo anti-apartheid, fino alla passione per la musica e le arti performative.
Un video di Campbell Addy, in cui Barnor presenta il suo lavoro, e una video documentazione in cui egli spiega la sua tecnica fotografica hanno completato l’esposizione.
La mostra, ideata e organizzata dalle Serpentine Galleries di Londra (19.05–24.10.2021) e in collaborazione con Clémentine de la Féronnière, Isabella Seniuta e Sophie Culière, James Barnor Archives, dopo la tappa al MASI Lugano ha proseguito il suo viaggio negli Stati Uniti presso il Detroit Institute of Arts (28.05–15.10.2023), con l’intento di diffondere l’impatto artistico e sociale di James Barnor.
A cura di Lizzie Carey-Thomas, capo curatrice, Serpentine Galleries e Awa Konaté, Culture Art Society (CAS), assistente curatrice

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Antonio Ciseri (30.10.2021 – 01.05.2022)

Sede Palazzo Reali

Nel 2021 è stato celebrato il bicentenario della nascita di Antonio Ciseri (1821-1891). Ritrattista, pittore di storia e di arte sacra è stato attivo soprattutto a Firenze dove ha realizzato opere fondamentali quali Il martirio dei fratelli Maccabei (Chiesa di Santa Felicita) oppure Ecce Homo (Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti). Anche sul territorio ticinese ha lasciato alcuni dei suoi maggiori capolavori tra cui il Trasporto di Cristo al Sepolcro (Santuario della Madonna del Sasso, Locarno).
Al piano terra di Palazzo Reali è stata allestita una mostra a partire dalle opere della Collezione del MASI. Accanto ai dipinti sono stati esposti una serie di disegni e di studi preparatori per le principali composizioni ad olio, opere di grande delicatezza, raramente accessibili.
Il bicentenario è stato celebrato attraverso numerose iniziative e manifestazioni in tutto il Cantone.

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Pietro Consagra (12.09.2021 – 09.01.2022)

Collezione Giancarlo e Danna Olgiati

La Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, proseguendo il lavoro di ricerca e presentazione della loro collezione, hanno dedicato a Pietro Consagra una retrospettiva a cura di Alberto Salvadori in collaborazione con l’Archivio Consagra.
Temi universali e basilari della nostra attualità quali il rapporto dialettico con l’altro sono stati al centro della ricerca e del lavoro di Consagra nella serie Colloqui o la frontalità della visione, architrave della visual culture, al fine di modificare il contesto, il luogo del vissuto, attivando nuove dinamiche sia dello sguardo sia delle nostre azioni. Queste sono state il fulcro del percorso espositivo.
La mostra ha esplorato l’opera dell’artista dagli anni cinquanta fino ai primi anni settanta, ponendo in evidenza come il contributo di Consagra non sia stato essenzialmente formale ma invece direzionato verso una partecipazione, anche critica, alla società nella quale ha vissuto e lavorato. In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo edito da Mousse Publishing a cura di Alberto Salvadori con contributi inediti di Lara Conte, Linda Bertelli, Andrea Cortellessa e Alberto Salvadori.

Il catalogo:

Albert Oehlen – “grandi quadri miei con piccoli quadri di altri” (05.09.2021 – 20.02.2022)

Sede LAC

Il Museo ha ospitato la mostra Albert Oehlen – “grandi quadri miei con piccoli quadri di altri”, e per questo progetto Albert Oehlen è stato allo stesso tempo artista, curatore e collezionista. Accanto a opere iconiche, che rappresentano diverse fasi della sua ricerca pittorica, è stata esposta una selezione di più di trenta artisti internazionali, curata dallo stesso Oehlen, con opere appartenenti alla sua collezione privata.
Per la prima volta in forma così estesa, alcuni suoi capolavori sono stati esposti accanto a opere della sua collezione d’arte privata, in un percorso concepito dallo stesso artista in collaborazione con il MASI che ha permesso non solo sorprendenti intuizioni sul suo lavoro, ma anche di scoprire, o riscoprire, una serie di artiste e artisti di grande valore. Il nucleo significativo di opere, attraverso il quale è stata rappresentata l’essenza della ricerca di Albert Oehlen, come pure la straordinaria occasione di ammirare parte della sua collezione privata in un contesto museale, hanno permesso al pubblico di confrontarsi con la profondità e l’ampiezza della sua ricerca pittorica.

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Nicolas Party. Rovine (27.06.2021 – 09.01.2022)

Sede LAC

Il MASI ha presentato “Rovine” la prima grande mostra monografica di Nicolas Party (Losanna, *1980) allestita in un museo europeo. Con questo progetto immersivo l’artista ha dato vita a un universo straniante, contraddistinto da audaci contrasti cromatici, avvolgenti forme architettoniche e inaspettate decorazioni trompe l’oeil, all’interno del quale sono state messe in scena le sue magnetiche opere: ampi dipinti murali site-specific, intriganti sculture policrome e luminosi dipinti a pastello.
Questo ambizioso progetto espositivo è stato concepito dall’artista espressamente in relazione alla struttura della grande sala espositiva situata al piano interrato degli spazi espositivi del MASI al LAC, dove è sorta un’imponente architettura a pianta centrale, articolata in cinque ambienti distinti dedicati ad altrettanti temi ricorrenti nell’opera di Nicolas Party: la natura morta, il ritratto, le vedute rocciose, le grotte e il paesaggio.

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Il Giardino delle delizie (23.05.2021 – 08.08.2021)

Sede Palazzo Reali

Il MASI ha esposto a Palazzo Reali un’opera straordinaria: la copia d’epoca più significativa del capolavoro universalmente conosciuto di Hieronymus Bosch, Il Giardino delle delizie.
La cosiddetta “Copia di Norimberga”, datata e situata in un arco temporale che va dal 1500 al 1560 circa, presentata dal MASI, è considerata la più importante di tutte le copie storiche conservate fino a oggi. Il dipinto, che riproduce il pannello centrale del trittico, è stato esposto nelle più importanti mostre dedicate a Bosch, sia a quella del Prado di Madrid tenutasi nel 2000 che a quella allestita alla Gemäldegalerie di Berlino nel 2016.

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Capolavori della Fotografia Moderna 1900-1940
La collezione Thomas Walther del Museum of Modern Art, New York (25.04.2021 – 01.08.2021)

Sede LAC

Il MASI ha presentato una straordinaria raccolta di opere fotografiche nella mostra “Capolavori della fotografia moderna 1900-1940. La collezione Thomas Walther del Museum of Modern Art, New York”. Il MoMA ha acquisito queste fotografie dalla collezione privata di Thomas Walther, comprendente immagini realizzate dai protagonisti della storia della fotografia accanto a preziose opere di oltre cento altri autori meno conosciuti. Questa mostra, inoltre, ha messo in evidenza l’opera di artisti a cui Walther dedicò particolare attenzione, fra cui André Kertész, Germaine Krull, Franz Roh, Willi Ruge, Maurice Tabard, Umbo e Edward Weston. Mai come durante il periodo fra le due guerre, caratterizzato da un impareggiabile fervore immaginativo, le possibilità creative offerte dalla fotografia furono esplorate in modo così ricco e diversificato. In questo particolare momento storico si delinea infatti un approccio innovativo nell’affrontare soggetti documentari, astratti e architettonici, restituito in modo straordinario dalle oltre duecento fotografie esposte.

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Luigi Pericle. Ad Astra (18.04.2021 – 05.09.2021)

Sede Palazzo Reali

Il MASI ha presentato la prima retrospettiva in Svizzera dedicata a Luigi Pericle (1916-2001), artista enigmatico le cui opere, riscoperte recentemente, sono oggetto di un importante progetto di conservazione, studio e valorizzazione grazie all’Associazione Archivio Luigi Pericle. Nato a Basilea, ma di origine italiana, Pericle ha partecipato a un capitolo importante dell’arte del secondo Novecento, esprimendosi attraverso un personale astrattismo informale e tecniche di lavorazione particolari. Nei primi anni cinquanta si trasferisce con la moglie ad Ascona attirato dall’aura spirituale del Monte Verità. Dopo un percorso di successo a livello internazionale, in cui sfugge alle classificazioni e si rivela artista professionista tanto quanto illustratore di talento, alla fine del 1965 decide fermamente di uscire dal sistema dell’arte pur continuando a produrre e a studiare le civiltà del passato, le filosofie e le lingue orientali, l’esoterismo, l’astrologia e le medicine naturali, fonti inesauribili di ispirazione per la sua indagine creativa. Attraverso un’accurata selezione di documenti, dipinti e chine, la mostra ha ripercorso la ricerca artistica astratta di Pericle dagli anni sessanta agli anni ottanta, evidenziando lo sviluppo del suo originale linguaggio espressivo.
La mostra è stata realizzata in collaborazione con il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona.

Cataloghi e prodotti correlati:

Marta Margnetti e improvvisamente scossa da una forza
Premio Manor Ticino 2020 (28.11.2020 – 21.03.2021)

Sede Palazzo Reali

L’artista ticinese Marta Margnetti è stata la vincitrice del Premio culturale Manor Ticino 2020, uno dei riconoscimenti più prestigiosi e ambiti all’interno della scena artistica contemporanea svizzera.
L’esposizione è stata concepita per gli spazi della sede di Palazzo Reali e si articolava in cinque ambienti nei quali l’artista, attraverso installazioni, si è confrontata con il tema dell’abitare.
I lavori di Marta Margnetti che hanno spesso una relazione poliedrica con l’architettura circostante con cui entrano in dialogo sono caratterizzati dalla presenza di elementi modulari affini al Minimalismo, la cui perfezione geometrica entra in contrasto con gli interventi manuali apportati dall’artista, percepiti dall’osservatore come piccoli errori arbitrari.
Le opere presentate – in cemento, ferro, ceramica, cera, legno e cartone – sono state esposte accanto a stampe, fusioni in bronzo e ready-made, e rispecchiano l’attitudine dell’artista a lavorare con un’ampia varietà di materiali, facendo proprio anche il concetto del do it yourself casalingo. Questo approccio le permette di spingere il pensiero oltre la soglia dell’immaginabile, lasciando spazio agli imprevisti e all’energia che ne deriva: un criterio che ben si accorda con il titolo della mostra e improvvisamente scossa da una forza, citazione di Kandinskij che rimanda al rapporto con la spazialità utopica. In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo realizzato in collaborazione con l’artista.

Il catalogo:

Braschler/Fischer. Divided We Stand (17.10.2020 – 22.11.2020)

Sede LAC

Il MASI ha presentato una mostra dedicata al progetto fotografico “Divided We Stand”, realizzato nel 2019 dalla coppia di fotografi svizzeri Mathias Braschler e Monika Fischer per documentare la profonda disgregazione della società americana.
In seguito al risultato delle elezioni presidenziali del 2016, che ha mostrato un’America divisa tra forze conservatrici e progressiste, tra campagne e città, tra il centro “rosso” e le coste “blu” del Paese, i due fotografi Braschler/Fischer hanno deciso di realizzare un reportage attraverso gli Stati Uniti per sondare le ragioni di questi forti contrasti, fotografando e intervistando persone di ogni estrazione sociale su tutto il territorio.
“Divided We Stand“ è il risultato di questo viaggio di 24’000 chilometri attraverso la nazione, iniziato nell’aprile del 2019. Durante il percorso, che ha toccato 40 dei 50 Stati federati, Braschler/Fischer hanno incontrato, intervistato e ritratto ottantadue cittadini americani con opinioni molto diverse sulla vita, sulla politica e sulla loro nazione, includendo individui di tutte le età, etnie e professioni.
La mostra ha presentato una selezione di questi intensi – e a volte sorprendenti – ritratti proiettati negli spazi espositivi del MASI insieme a una serie di interviste che contestualizzano il lavoro di Braschler/Fischer, permettendo di comprendere meglio le opinioni di alcuni fra i personaggi più significativi che hanno conosciuto durante il loro road trip.
Alla presenza di Mathias Braschler e Monika Fischer il 16 ottobre, negli spazi del Museo, si è tenuto un Artist talk.

Il catalogo:

Hans Josephsohn (19.09.2020-18.12.2020)

Sede LAC

Dal 19 settembre al 18 dicembre 2020, il MASI ha reso omaggio ad Hans Josephsohn in occasione del centenario della sua nascita. La mostra, realizzata in collaborazione con il Kesselhaus Josephsohn di San Gallo (Svizzera), ha proposto una scelta di opere in ottone realizzate tra il 1950 e il 2006, selezionate dai curatori Ulrich Meinherz e Lukas Furrer.
Josephsohn è considerato uno dei principali scultori del XX secolo. Date le sue origini ebraiche gli fu negata la possibilità di intraprendere studi artistici nella Germania nazista. Nel 1938 frequentò per alcuni mesi l’Accademia di Belle Arti di Firenze ma fu poi costretto a fuggire in Svizzera a causa dell’introduzione delle leggi razziali fasciste. A Zurigo continuò la sua formazione e si dedicò con profonda dedizione all’opera scultorea fino alla morte avvenuta nel 2012.
La selezione di sculture presentata al MASI non aveva la pretesa di ripercorrere retrospettivamente l’intera carriera dello scultore ma ha voluto esemplificare il tema centrale della sua ricerca artistica: la figura umana, sia nella sua configurazione a tutto tondo sia nei rilievi dove più figure sono poste in relazione tra loro. Il vocabolario artistico di Josephsohn comprende un numero circoscritto di tipologie scultoree: teste, mezze figure, figure in piedi, figure distese e rilievi. Sebbene il punto di partenza per le opere sia lo studio del vero, il suo lavoro rifugge un approccio realistico privilegiando immediatezza e vivacità, enfatizzando elementi anatomici e sommando diversi punti di vista che rendono difficile individuare la frontalità della scultura.

Il catalogo:

PAM Paolo Mazzuchelli – Tra le ciglia (06.09.2020 – 18.12.2020)

Sede LAC

PAM Mazzuchelli figura tra gli artisti ticinesi più rappresentativi della generazione nata negli anni cinquanta. Osservatore attento del panorama contemporaneo, egli matura il suo percorso artistico in Ticino, dove sceglie di vivere e lavorare mantenendo rapporti di scambio con altre realtà, in modo particolare la Svizzera d’Oltralpe e l’Italia. Pittore segnico e materico ai suoi esordi, è un artista di ascendenza surrealista, espressionista e informale, il cui lavoro deve molto alla Beat generation, all’arte psichedelica e alla letteratura underground.
La mostra Tra le ciglia ha affrontato le varie fasi della carriera dell’artista presentando un corpus di circa cento opere, prevalentemente di grande formato, realizzate a partire dagli esordi degli anni settanta fino ai giorni nostri. L’allestimento, che non ha seguito un ordine cronologico, si è sviluppato in nuclei di lavori accomunati da tematiche e soggetti ricorrenti. Tra questi sono emersi elementi legati al mondo vegetale, paesaggi visionari e apocalittici e la figura umana. La mostra ha evidenziato inoltre le varie tecniche impiegate dall’artista, in particolare l’uso del carbone, della china e di tecniche miste su tela e carta nonché diverse tecniche di incisione.

Il catalogo:

Vincenzo Vicari fotografo – Il Ticino che cambia (29.08.2020 – 25.04.2021)

Sede Palazzo Reali

Il MASI ha ospitato una mostra monografica dedicata al fotografo ticinese Vincenzo Vicari, attivo a Lugano dal 1936. Un percorso cronologico lungo oltre sei decenni racconta, attraverso oltre 100 scatti in bianco e nero e a colori, tra stampe originali e riproduzioni da negativi, la trasformazione del territorio ticinese e dei suoi abitanti negli anni che hanno segnato il passaggio dal mondo ancora fortemente rurale del primo dopoguerra al Ticino urbanizzato degli anni ottanta.
Vicari ha letto e documentato il Ticino senza censure: dai soggetti “da cartolina” a quelli più inaspettati, spesso sovrapponendoli negli stessi scatti. II suo sguardo non è né celebrativo né estetizzante, ma documenta con sicurezza, anche tecnica, la realtà che Io circonda, a volte con lieve ironia. Se il Ticino di Vicari non è quello idilliaco ricercato dai suoi primi letterati (Francesco Chiesa, Guido Calgari, Giuseppe Zoppi), o quello dell’ideoIogia della Difesa spirituale e della propaganda turistica, non è nemmeno il Ticino unilaterale del progresso tecnico e del successo economico a ogni costo. È una terra alla ricerca della sua identità di cui l’opera di Vincenzo Vicari riesce a esaltare e sintetizzare la complessità in maniera mai banale.
Il vasto progetto dedicato a Vicari, nel quale sono state coinvolte alcune istituzioni del territorio, è sfociato nella creazione del sito web www.vincenzovicari.ch che ora raccoglie diverse centinaia di scatti del fotografo.
Il progetto è stato accompagnato da un volume monografico dal titolo “Vincenzo Vicari fotografo. Il Ticino che cambia”, pubblicato in coedizione con le Edizioni Casagrande di Bellinzona e con la casa editrice zurighese Scheidegger & Spiess.
Il catalogo, a cura di Damiano Robbiani, include saggi di quest’ultimo

Il catalogo:

Lois Hechenblaikner. Ischgl and more. A pop-up project(ion) (26.06.2020 – 04.10.2020)

Sede LAC

Con il progetto fotografico Lois Hechenblaikner. Ischgl and more. A pop-up project(ion) è stata riaperta al pubblico gratuitamente, dopo il lockdown, la sede del MASI al LAC. Il progetto è stato realizzato in tempi molto brevi in sostituzione delle esposizioni che è stato necessario annullare o posticipare al 2021.
Tema centrale del progetto pop-up è stata la presentazione della serie di scatti del fotografo austriaco dedicata alla località tirolese di Ischgl. Hechenblaikner ha voluto immergersi tra i turisti nei momenti di festa, spesso caratterizzati da caos e eccessi, cogliendone attimi da immortalare con la sua macchina fotografica e documentandone anche i retroscena: gli impianti sciistici, le nuove costruzioni e i locali notturni. Dalle fotografie proiettate a coppie tematiche risultava chiaro l’intento documentario delle stesse, avente come scopo la rappresentazione, senza filtri né (pre)giudizi, della realtà definita dallo stesso Hechenblaikner “Delirium Alpinum”. Nel mese di marzo 2020 Ischgl ha attirato l’attenzione dei media per essersi trasformato in uno dei principali focolai dell’infezione da Coronavirus in Europa. Gli scatti di Hechenblaikner sono stati pubblicati in un volume edito da Steidl e sono il risultato di una ricerca sociologica e fotografica incentrata sulla cultura degli eventi e del turismo di massa e offrono uno sguardo oggettivo e disincantato sui meccanismi di una fruttuosa industria della mondanità.
Alla presenza del fotografo, il 17 luglio è stato organizzato un Artist talk nell’ambito della rassegna “LAC en plein air”.

Il catalogo:

Shunk-Kender. L’arte attraverso l’obiettivo (1957-1983) (01.03.2020 – 20.09.2020)

Sede Palazzo Reali

La mostra concepita e realizzata dal Centre Pompidou di Parigi in collaborazione con il MASI, ha presentato il lavoro dei fotografi Harry Shunk e János Kender.
I loro lavori sono un’inestimabile testimonianza del mondo dell’arte d’avanguardia e dei suoi più celebri rappresentanti quali Andy Wahrol, Christo e Jeanne-Claude, Yves Klein, Daniel Spoerri, Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely, immortalati a Parigi e a New York.
Il percorso espositivo a Palazzo Reali era composto da circa 450 scatti e documenti originali, selezionati tra gli oltre 10’000 donati dalla Roy Lichtenstein Foundation nel 2014 e conservati presso la Biblioteca Kandinskij di Parigi. Le fotografie esposte, raggruppate nelle sezioni “Intimità”, “Il corpo in azione” e “Nuovi spazi” hanno consentito al pubblico di immergersi nella scena artistica tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni settanta, periodo in cui gli artisti erano particolarmente interessati alla sperimentazione, alla liberazione sessuale e artistica e costantemente alla ricerca di spazi alternativi in cui creare e diffondere il loro lavoro. Shunk e Kender non sono stati unicamente testimoni di questo fermento, ma anche artisti e autori essi stessi. La natura delle loro immagini è doppia: esse costituiscono una documentazione fondamentale e un’opera fotografica a sé stante.
Dopo Lugano la mostra è stata presentata alla Galerie für Zeitgenössische Kunst di Lipsia.

Il catalogo:

Monet, Cézanne, Van Gogh… Capolavori della Collezione Emil Bührle (Date previste: 15.03.2020 – 30.08.2020)

Mostra annullata – Sede LAC

Il MASI, in comune accordo con la Collezione Emil Bührle, è stato costretto, con enorme dispiacere, ad annullare la mostra Monet, Cézanne, Van Gogh… Capolavori della Collezione Emil Bührle. L’apertura al pubblico, inizialmente prevista per il 15 marzo, era già stata posticipata al 10 maggio 2020 con la speranza di una celere ripresa della situazione generata dalla pandemia. La mostra, curata dal Direttore Tobia Bezzola, prevedeva una selezione di capolavori della Collezione, opere iconiche degli autori più celebrati della storia dell’arte da tempo non più presentati a Lugano: Manet, Degas, Renoir, Monet, Cézanne, Gauguin e Van Gogh, Canaletto, Corot, Delacroix, Guardi, Modigliani e Strozzi.
A partire dall’autunno 2021 molte opere della Collezione Emil Bührle, tra le più prestigiose raccolte private al mondo, saranno presentate in un allestimento permanente nella nuova ala del Kunsthaus di Zurigo.

Il catalogo:

Julian Charrière. Towards No Earthly Pole (27.10.2019–15.03.2020)

Sede LAC

L’esposizione Towards No Earthly Pole è concepita intorno all’omonima e inedita opera video: come un diorama nel quale il visitatore può immergersi, lo spazio espositivo si trasforma in uno scenario di luci, suoni e materia che diventa estensione sensoriale delle immagini nella proiezione. Il paesaggio delle regioni glaciali circonda lo spettatore, proiettandolo in luoghi noti e al contempo estranei, capaci di suscitare emozioni contraddittorie, in bilico tra quieta bellezza e minaccia antica.
L’idea del progetto nasce nel 2017 quando l’artista, invitato su una nave di ricercatori russi, percorre il canale di Drake, tra capo Horn e le isole Shetland Meridionali. L’impatto concreto con il paesaggio dell’Antartide e il confronto con la storia delle esplorazioni di inizio Novecento danno avvio all’opera, poi concretamente realizzata sui ghiacciai svizzeri del Rodano e dell’Aletsch, sul Monte Bianco, in Islanda e in Groenlandia.
Sulla falsariga di famosi predecessori, Charrière traspone l’esplorazione polare e dei ghiacciai nel contesto contemporaneo dell’antropocene e mostra come il rapporto secolare tra uomo e natura abbia subito un profondo stravolgimento. I luoghi che in passato erano considerati le ultime frontiere da conquistare e cartografare sono, oggi, fragili ecosistemi da proteggere.

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William Wegman. Being Human (08.09.2019 – 06.01.2020)

Sede LAC

Pioniere della video arte e fotografo americano, William Wegman è divenuto celebre nel panorama artistico per le serie di immagini di cui sono protagonisti i suoi cani. A partire dagli anni Settanta, dall’incontro con il suo primo Weimaraner, il fotografo ha fatto degli esemplari di questa razza il soggetto principale dei suoi scatti.
Insolite muse, questi cani hanno fornito a Wegman l’ispirazione per ripercorrere tendenze di moda, movimenti della storia dell’arte e interpretare con ironia tipi umani: dal dandy alla modella, dall’astronauta alla casalinga. Il percorso espositivo si compone di circa cento opere selezionate da William A. Ewing, curatore della mostra, in stretta collaborazione con l’artista stesso. Le opere sono suddivise in capitoli, ognuno dei quali mette a fuoco temi o soggetti affini.
Gli scatti esaltano tanto la spontaneità dei modelli, quanto l’abilità del fotografo, permettendo di apprezzare l’eccezionale sintonia creatasi fra l’artista e i suoi animali.
“Si tratta davvero di cani?” – si chiede il curatore William A. Ewing. “Questi soggetti siamo noi; noi siamo loro: la casalinga, l’astronauta, l’avvocato, il prete, il contadino, persino un…dog-sitter! Alcuni posano con orgoglio e sicurezza, altri manifestano incertezza o vulnerabilità: si tratta in fondo di esseri umani!”.

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Gertsch -Gauguin – Munch. Cut in Wood (12.05.2019 – 22.09.2019)

Sede LAC

In vista del suo novantesimo compleanno, il MASI ha invitato Franz Gertsch a ideare una mostra delle sue opere per Lugano.
Ne è scaturita una proposta sorprendente: un incontro spettacolare tra la magistrale opera xilografica di Gertsch e le incisioni su legno di due artisti che per lui sono molto più che rivoluzionari pionieri di questa tecnica. La mostra accosta nove delle sue xilografie monumentali realizzate tra il 1988 e il 2017 a incisioni di Paul Gauguin (1848-1903) e di Edvard Munch (1863-1944) selezionate dallo stesso Franz Gertsch. A prima vista la scelta di questi “compagni di esposizione” può sorprendere. Tuttavia, al di là della distanza storica e delle differenze stilistiche, fra i tre artisti vi sono profonde affinità, che vanno ben oltre la comune padronanza della tecnica xilografica e il suo ulteriore sviluppo. L’intreccio di malinconia ed eros, la visione mistica del paesaggio e il senso di solitudine ed estraneità dell’artista nella società e nella natura sono i tre motivi principali in cui questi tre grandi maestri della xilografia dispiegano numerosi paralleli atmosferici e associativi. Gertsch stesso ha dichiarato: “[…]io mi sento vicino a Gauguin e Munch nel loro approccio estremamente personale alla tecnica xilografica. Tutti e tre abbiamo elaborato un linguaggio molto particolare in questa tecnica. La nostra produzione xilografica è in qualche modo unica”.

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Hodler – Segantini – Giacometti. Capolavori della Fondazione Gottfried Keller (24.03.2019 – 28.07.2019)

Sede LAC

Il percorso espositivo comprende principalmente opere pittoriche del XIX e XX secolo, con significative incursioni nei secoli precedenti, che documentano la produzione di alcuni tra i maggiori artisti svizzeri. Il percorso inizia con La Vergine dei Mercedari di Giovanni Serodine (1620-1625, Pinacoteca cantonale Giovanni Züst), attraversa il Settecento con importanti opere di Liotard, Petrini, Wolf, Füssli e Sablet per giungere all’Ottocento di Calame, Zünd, Koller, Anker, Buchser. Arnold Böcklin è presente con il capolavoro Die Toteninsel (L’Isola dei morti, 1880, Kunstmuseum Basel), celebre esempio della sua pittura evocativa. Ferdinand Hodler è rappresentato principalmente con l’opera monumentale Der Auserwählte (L’Eletto, 1893-94, Kunstmuseum Bern), in cui l’artista segue il caratteristico principio compositivo basato sulla simmetria. Di straordinaria eccezionalità è la presenza del maestoso Trittico di Giovanni Segantini La Natura, La Vita, La Morte (1896-1899, Museo Segantini), conservato a St. Moritz ed esposto nuovamente, per la prima volta dal 1899, al sud delle Alpi. Si giunge, infine, nel XX secolo con Meyer-Amden e Auberjonois – tra i primi artisti contemporanei a figurare nella collezione Gottfried Keller– Amiet, Vallotton, Itten, Giovanni e Alberto Giacometti. Dello scultore è esposto il magnifico Buste d’Annette (Busto di Annette, 1964, Musée d’art et histoire Genève).

Il catalogo:

Surrealismo Svizzera (10.02.2019 – 16.06.2019)

Sede LAC

Il Surrealismo, nato a Parigi a metà degli anni venti attorno alla figura di André Breton, ha un interessante sviluppo autonomo in Svizzera.
A differenza di altri “ismi” del XX secolo, come ad esempio il Cubismo o l’Espressionismo, il Surrealismo non si distingue attraverso determinate caratteristiche formali e stilistiche ma piuttosto tramite un’attitudine, un approccio alla vita e all’arte che accomuna i suoi interpreti, offrendo un’alternativa al clima culturale conservatore che ha caratterizzato ovunque in Europa gli anni tra le due guerre.
Il percorso espositivo si compone di un centinaio di opere e, cominciando dai due imprescindibili precursori del movimento, Hans Arp e Paul Klee, presenta al pubblico tutti i principali artisti svizzeri che hanno influenzato il movimento surrealista, sia come membri effettivi del gruppo parigino – Alberto Giacometti, Serge Brignoni, Gérard Vulliamy, Kurt Seligmann e Meret Oppenheim – sia come portavoce della nuova arte in Svizzera.
Proprio il legame tra gli artisti svizzeri a Parigi e quelli attivi in patria favorisce la diffusione e lo sviluppo delle idee surrealiste anche in Svizzera e promuove la creazione di gruppi progressisti, come “Gruppe 33”, del quale erano membri Otto Abt, Walter Bodmer, Walter Kurt Wiemken e Meret Oppenheim, o “Allianz. Vereinigung moderner
Schweizer Künstler” (1937).

Il catalogo:

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